Schegge di storie e miti tra Giardini Naxos e Taormina
Giardini Naxos e Taormina si dividono uno splendido territorio, meta di viaggi sin dall’antichità.
Le due cittadine (che si sono separate amministrativamente solo nel 1847) confinano nell’incantevole baia di Naxos: Taormina, incastonata nella scoscesa parete rocciosa del monte Tauro, ne gode la vista dall’alto, mentre Giardini Naxos è tutta distesa sulle sue lunghe spiagge sabbiose.
Ed è nella baia di Naxos che comincia la grande storia della civilizzazione greca in Sicilia. Nel VIII secolo avanti Cristo, i migranti greci scelsero la fertile baia, riparata dai venti, per costruire la loro prima città, chiamandola Naxos in ricordo dell’omonima isola delle Cicladi da cui proveniva parte della spedizione di conquista. Da Naxos partiranno poi per fondare altre colonie e daranno inizio alla felice esportazione della cultura greca su questa loro nuova frontiera, radicando in Sicilia meravigliose rielaborazioni dei loro miti.
Più di 2000 anni dopo, nel 1700, giungeranno altri grandi viaggiatori, artefici di miti diversi: l’èlite artistica e intellettuale europea alla ricerca delle proprie radici culturali, che riscoprendo ed esaltando nelle proprie opere questi luoghi, li renderanno una tappa fondamentale del Gran Tour in Italia e uno dei simboli più celebri del mito moderno del viaggio.
La colonia di Naxos avrà un’importante ruolo religioso nella Sicilia greca: sul luogo dello sbarco, raccontano le fonti antiche, viene eretto l’altare di Apollo Archeghetes, il dio protettore della costruzione delle colonie, dove gli inviati sacri di tutte le future città siciliote verranno a compiere sacrifici prima di imbarcarsi verso la madrepatria.Durante le burrascose lotte fra le città siceliote, Naxos venne distrutta nel 403 a.C, per opera della potente Siracusa e il centro urbano fu trasferito sul più difendibile monte Tauro dove, dagli esuli di Naxos, verrà fondata la città di Taormina come erede della prima colonia.
La baia rimarrà per millenni il porto di Taormina, in epoca romana crocevia commerciale importante anche per l’esportazione del famoso vino locale e per le fornaci di Naxos che continueranno a produrre le anfore destinate a contenerlo (come hanno dimostrato recenti scoperte archeologiche). Ma ancora a metà del 1100 l’arabo El Idrisi, autore di una descrizione geografica della Sicilia così lo descrive: “bel porto al quale sogliono venire de’ legni da tutte le parti e se ne esporta gran copia di produzioni agricole[…] e qui rivolgonsi le carovane e le comitive di viaggiatori dirette a Messina”. E infine, verso il 1600, sulle rive della baia di Naxos si formerà, come casale di Taormina, il Borgo de li giardini, così chiamato per i suoi fertili terreni ricchi di vigneti, a cui si aggiunsero nel tempo coltivazioni di canna da zucchero, gelsi (per l’allevamento dei bachi poiché in Sicilia si produceva la seta) e poi agrumi. E’ questo Borgo de li giardini che, divenuto comune autonomo da Taormina nel 1847, si chiama oggi Giardini Naxos.
Ma prima della separazione tra Taormina e il suo Borgo de li Giardini, più di 2000 anni dopo la venuta dei Greci (a cui si erano sostituiti, come dominatori in Sicilia, Romani, Saraceni, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Borboni), nel 1700 questo territorio vide l’arrivo di artisti ed euruditi, i viaggiatori del Gran Tour (il grande viaggio dell’élite europea verso le origini della propria civilità), la cui venuta pose le prime basi per l’ultima delle tante colonizzazioni della Siclia, quella del turismo.
La baia di Naxos viene ritratta, rannicchiata sotto l’Etna innevata e fumante o incorniciata dalle rovine del Teatro Antico di Taormina, da schiere di pittori europei, venuti al seguito di scrittori e studiosi alla ricerca di antichità e meraviglie naturali. E queste immagini e descrizioni, che faranno il giro del mondo, contribuiranno alla formazione del mito moderno di questo territorio come idilliaca meta di viaggio, esotica arcadia dall’eterna primavera dove l’armonia dell’antichità classica si unisce alla natura selvaggia del vulcano e le rive sabbiose di Naxos, circondate dei giardini di limoni e aranci fioriti di zagara, contrastano in maniera surreale con le nevi dell’Etna.
Goethe, a cui si deve in gran parte la prima diffusione di questo mito, nel suo Viaggio in Italia (il libro che accompagnò i viaggiatori del Gran Tour venuti in questi luoghi dopo di lui) osservando il panorama dal teatro antico di Taormina nel 1787 aveva scritto:
Chi si collochi nel punto più alto, occupato un tempo dagli spettatori, non può fare a meno di confessare che forse mai il pubblico di un teatro ha avuto innanzi a sé uno spettacolo simile. Ritornato sulla costa così continua: La chiarità del cielo, il soffio del mare, i vapori che sembrano dissolvere monti, mare e cielo in un solo elemento […], e mentre in quel bel giardino pubblico erravo tra le siepi d’oleandri in fiore, tra il fogliame degli aranci e dei limoni carichi di frutti, mentre indugiavo in mezzo ad altri alberi e cespugli sconosciuti, mi sentii pervaso con somma delizia da quell’influsso esotico.