La breve vita della colonia di Naxos, insieme alla mancata sovrapposizione dell’abitato moderno su quello antico ha favorito la ricerca archeologica.
Sin dalle prime battute, l’attività si è concentrata sulle città, indagandone le fasi di vita e la morfologia. Sono state le ricerche di Paola Pelagatti a precisarne l’estensione e a distinguere due impianti urbani: il primo, databile al periodo tra la metà del VII e la fine del VI secolo a.C.; e il secondo, ortogonale, de V secolo a.C. Scavi recenti, condotti sotto la guida di MC. Lentini, ancora in corso, delineano, via via, l’assetto del più antico insediamento coloniale greco in Sicilia.
Uscendo dal Museo archeologico, si entra direttamente nel sito urbano di Naxos. Le sue fortificazioni attraversano il giardino e corrono parallele al fortino borbonico e al torrione dove si trova il museo. A destra si scorge il complesso del castello di Schisò con palma svettante; più vicini sono i resti dell’abitato bizantino, costruito direttamente al di sopra delle strutture del più antico insediamento arcaico dei secoli VII-VI a. C.
Da qui è raggiungibile, attraverso un viottolo ombreggiato da un grande gelso, il versante orientale delle fortificazioni arcaiche della città, che puntano verso il castello con una bella vista sulla baia. Riprendendo il sentiero principale, ora pavimentato, si raggiunge il tempietto C del VII secolo a.C., ricoperto da abitazioni del V secolo; abitazioni che si aprono su una delle strade nord-sud, lo stenopòs 11, percorribile sino all’incrocio con la plateia A, l’asse est-ovest principale dell’impianto del V secolo a.C. Della plateia si segnalano la notevole larghezza (9,50 metri), le canalette laterali ben lastricate e le case che su di essa si affacciano. Abitazioni del tardo VIII secolo a.C. si estendono al di sotto della plateia. Importante testimonianza del primo stazionamento coloniale. Tornando indietro e percorrendo per 200 metri il sentiero principale, che in questo tratto si snoda sotto un filare di alti cipressi, si giunge alla plateia B, il più meridionale degli assi est-ovest della città classica.
All’imbocco della plateia si trovano due ampie abitazioni a pianta quadrata, con corte centrale scoperta. Notevolmente più stretta della platea A, ma come questa fiancheggiata da canalette lastricate, la platea B è percorribile sino alla porta urbica 3. All’intervallo regolare di 39 metri, essa è interrotta dagli incroci con le arterie nord-sud, tutti contrassegnati da basi d’angolo quadrangolari. Usciti dalla stretta porta, si ammirano le fortificazioni: in tecnica poligonale ciclopica, hanno su questo versante l’aspetto imponente di una muraglia. Rientrando nella città, si accede al santuario sud-occidentale attraverso la porta monumentale: qui sono in luce le fondazioni del grande tempio B (fine VIsecolo a. C), sovrapposte ad un più antico edificio sacro, sacello A, della fine del VII secolo.
Sul versante meridionale, in lieve declivio, si osservano sotto una tettoia i resti ben conservati di due fornaci della fine del VII secolo a. C. Il vicino altare rettangolare, con gradini su uno dei lati lunghi, è databile ai primi decenni del VI secolo). Il propileo meridionale, Porta Marina, non è praticabile, chiuso in antico per problemi difensivi da un filare di blocchi. Ilbel muro di recinzione sud del santuario, muro D (primi decenni del VIsecolo) è raggiungibile attraverso un moderno passaggio presso il lato orientale del propileo. E’ da segnalare come il muro D sia l’esempio più antico in Occidente di tecnica poligonale a giunti curvi.
Presso l’estremità occidentale del muro si possono notare, addossati, i resti di una torre quadrangolare delle più tarde fortificazioni